Pochi libri di alta divulgazione nel campo del rapporto fra alimentazione e salute sono interessanti e documentati quanto lo è Il cibo dell’uomo del Dr. Franco Berrino (che puoi trovare qui), dal significativo sottotitolo “La via della salute tra conoscenza scientifica e antiche saggezze”.
Ciò non stupisce, perché Berrino – oltre che essere un eccellente divulgatore senza peli sulla lingua, autore di numerosi libri per il grande pubblico e di vari progetti scientifici – è stato direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva presso l’Istituto dei Tumori di Milano, coordinando, oltre all’epidemiologia dei tumori, tutta l’attività di diagnosi precoce dell’Istituto.
Quell’incarico datogli dopo 25 anni di carriera fu l’occasione, per Berrino, di constatare con amarezza che perfino in un Istituto pubblico del genere – non parliamo poi del settore privato – non era possibile affiancare, alla prevenzione con gli esami di diagnostica strumentale, una prevenzione vera, primaria, basata in particolare su una dieta “corretta” per evitare l’insorgere del cancro.
Il libro di Berrino cerca quindi di colmare un po’ questa lacuna ed è una sorta di guida alla prevenzione del cancro e delle malattie croniche attraverso una “prevenzione fai-da-te”, che molti oncologi non possono incentivare perché il cancro “rende”: i malati oncologici, con i farmaci, gli esami di imaging e le operazioni chirurgiche di cui necessitano sono una “gallina dalle uova d’oro”!
Come spiega Berrino, “oggi più di metà della popolazione adulta assume quotidianamente farmaci per la prevenzione – cioè per controllare i fattori di rischio delle malattie croniche, la pressione alta, la dislipidemia, l’intolleranza al glucosio, il diabete, il rischio di trombosi, il reflusso gastro-esofageo, la stitichezza, le coliti, la gotta, il malfunzionamento delle articolazioni – tutte condizioni prevenibili e risolvibili con lo stile di vita, senza farmaci né ufficiali né alternativi”.
Per guadagnare davvero in salute, non occorre fare “chissà che cosa”, e molti lo fanno già. Basta, da subito, eliminare o ridurre fortemente l’uso del tabacco, il consumo di alcol, delle bevande zuccherate, delle carni conservate, dei cibi ad alta densità calorica; al tempo stesso, non acquistare tutti i cibi al supermercato, bensì organizzarsi od unirsi a gruppi di acquisto per comprare prodotti biologici di prossimità; e, infine, imparare a leggere con molta attenzione le etichette degli alimenti.
Insomma, Berrino ci spinge con forza ad andare contro-corrente: a non fare gli interessi della globalizzazione, dell’industria alimentare, dell’agricoltura di rapina, della grande distribuzione. E ci ricorda che in più di un’occasione anche la politica e le istituzioni che avrebbero dovuto tutelare la nostra salute hanno fatto dietro-front, piegandosi agli interessi economici di queste lobbies e delle multinazionali. Insomma, non resta che cavarcela da soli, innanzitutto informandosi.
Berrino ci insegna ad esercitare il nostro piccolo-grande “potere”: ognuno di noi, infatti, può informarsi, decidere di non comprare “cibo-spazzatura” o farmaci inutili, e ridurre le cause di malattia, che peraltro spesso sono comuni ai tumori e ad altre serie patologie della “civiltà del benessere”: dalle malattie cardiovascolari al diabete ed alle malattie neurodegenerative, etc.
Le principali conoscenze solidamente confermate da decenni di ricerche cliniche ed epidemiologiche sul ruolo dell’alimentazione nella genesi delle malattie croniche possono essere riassunte in poche raccomandazioni: più cereali integrali, più verdura e frutta e, al contrario, meno zuccheri e cereali raffinati, meno carni, latticini e grassi animali, meno sale e meno alimenti conservati sotto sale.
L’elevato consumo di carne – in particolare di carni rosse – è uno dei fattori che ha contribuito a far aumentare l’incidenza di molte malattie tipiche della civiltà occidentale: obesità, aterosclerosi, ipertensione, cancro dell’intestino, etc. Non a caso, tali malattie sono risultate essere associate ad alti livelli di colesterolo nel sangue, dovuti soprattutto ai grassi della carne bovina e dei latticini (i cosiddetti grassi saturi, mentre i grassi mono– e poli-insaturi lo fanno abbassare).
Al contrario, la tipica dieta mediterranea – basata su cereali, verdure, legumi e, come principale fonte di grassi, l’olio di oliva – è associata a bassi livelli di colesterolo nel sangue e ad un basso rischio di infarto e di altre patologie cardiovascolari. Tuttavia, una nuova cultura alimentare ha favorito sempre più, negli ultimi decenni, il consumo di cibi raffinati e innaturali (come ad es. quelli contenenti grassi trans, inesistenti in natura), influenzando così lo stato di salute delle persone.
Infatti, i grassi trans (di cui fanno parte i grassi idrogenati, introdotti massicciamente negli alimenti trasformati) – e che si trovano nei biscotti e nelle ciambelle di produzione industriale, oltre che nei prodotti da forno, i quali sono ricchi di olio idrogenato – sono noti per aumentare la resistenza all’insulina e l’infiammazione (due condizioni che possono favorire malattie croniche serie, fra cui il cancro ed il diabete), e sono fortemente sospettati di aumentare il rischio di infarto.
Inoltre, oggi anche in Italia c’è un boom dell’obesità, che costituisce un problema in sé, ma soprattutto perché chi è sovrappeso è più soggetto alle malattie cardiovascolari, al diabete ed a molti tumori. I principali fattori alimentari che portano all’obesità sono l’eccesso di proteine e l’eccesso di carboidrati raffinati (zuccheri, farine e cereali raffinati). Consumiamo circa 100 g di zucchero al giorno a testa. Ecco perché Berrino dedica un capitolo del libro a “La schiavitù dello zucchero”.
Invece, nel capitolo sui (Dis)integratori alimentari – e già il titolo è tutto un programma – Berrino sottolinea come decine di studi di chemioprevenzione, condotti somministrando pillole di integratori vitaminici o minerali o, in seguito, di antiossidanti, abbiano dato risultati deludenti: anzi, in alcuni casi i risultati sono stati opposti a quelli desiderati, come nello studio sull’antiossidante beta-carotene in pillole, risultato associato a una maggiore incidenza di cancro e di infarto.
Infine, un intero capitolo del libro è dedicato al delicato tema delle diete adiuvanti le terapie oncologiche, ancora relativamente poco affrontato dagli studi scientifici. Qui fornisce alcuni consigli ai malati di tumore. Osserva ad es. che, in generale, gli ammalati in sovrappeso hanno più difficoltà a guarire – specie se il grasso è depositato nell’addome – ma al tempo stesso se il malato è denutrito occorre nutrirlo, e comunque non esistono studi che valutino se dimagrire migliori la prognosi.
Egli evidenzia poi il fondato sospetto che l’assunzione di troppi antiossidanti quando il tumore c’è già possa proteggere le cellule tumorali, impedendo ai radicali liberi di ucciderle. Raccomanda di ridurre al massimo il consumo di zuccheri e cibi raffinati, nonché di carni rosse o conservate e di latticini. E osserva come molte indicazioni suggeriscano che brevi periodi di digiuno (v. il libro La dieta della Longevità di Longo) possano essere un ausilio alla terapia, riducendo i livelli di glucosio, insulina e IGF-1.