Come prevenire l’invecchiamento e restare giovani

Il nostro Paese sta lentamente invecchiando – con riferimento all’età media della popolazione autoctona – ma anche in Italia si moltiplicano i “giovani vecchi” e, con l’aumentare continuo dell’età media di tale popolazione, la soglia che definisce gli anziani si sposta in avanti nel corso del tempo.

Oggi, l’età reale delle persone non è più quella anagrafica: la discrepanza può arrivare a 23 anni. Se, ad es., anagraficamente avete 38 anni, biologicamente potete averne da 28 a 61, come si può verificare sottoponendo un ampio gruppo di individui a una serie di test: dagli esami del sangue ai test di intelligenza, dalla misura della forza della mano a quello dell’equilibrio su un solo piede.

Perché ognuno di noi ha un diverso ritmo di invecchiamento ed alcuni sono in realtà più giovani rispetto all’età anagrafica mentre altri, al contrario, risultano più vecchi? Beh, questo è senza dubbio uno degli argomenti di studio della gerontologia, una disciplina le cui più interessanti scoperte sono ben sintetizzate nel libro La dieta della Longevità, del biogerontologo italiano Valter Longo.

Intanto, l’età reale può essere molto diversa per le differenti parti del corpo, come si può scoprire con opportuni marcatori dell’età biologica. Ad esempio, il cervelletto è la parte più giovane dell’organismo, mentre l’obesità accelera l’orologio biologico del fegato. Inoltre, i tessuti tumorali presentano un’età biologica di alcuni decenni superiore a quella dei tessuti sani.

La probabilità di contrarre una certa malattia o di morire è influenzata dai cosiddetti “fattori di rischio”, come ad esempio la cattiva alimentazione, la vita sedentaria, il corredo genetico ereditato dai nostri genitori, l’obesità, il fumo, etc. Noi oggi possiamo ridurre direttamente alcuni dei principali fattori di rischio e agire indirettamente sull’azione di alcuni geni e su certe vie metaboliche.

Tuttavia, come spiega Longo “il maggiore fattore di rischio nel contrarre malattie come il cancro, i disturbi cardiovascolari, il morbo di Alzheimer e molte altre è l’invecchiamento. Dato che l’età è il maggiore fattore di rischio nel contrarre tutte le malattie più gravi, è decisamente meglio intervenire sull’invecchiamento che cercare di curare tutte le principali malattie singolarmente”.

Gli zuccheri e le proteine (e gli amminoacidi) influenzano i geni e le vie metaboliche ormai largamente accettati come acceleratori dell’invecchiamento. Per riprogrammare e massimizzare la longevità del corpo umano dobbiamo quindi intervenire sui principali regolatori del “programma di longevità”, soprattutto attraverso l’alimentazione (ad es. con la Dieta Mima-Digiuno di Longo).

Il fattore età sembra essere anche quello che influenza maggiormente la riduzione dei radicali liberi da parte delle sostanze antiossidanti. In altre parole, invecchiando aumentano i radicali liberi non “neutralizzati” e, di conseguenza, aumenta l’infiammazione dei tessuti. Ha dunque senso prendere – specie ad una certa età – degli integratori con un potere antiossidante.

Infatti, lo stress ossidativo prodotto dall’eccesso di radicali liberi e l’infiammazione cronica sono ormai riconosciuti come due meccanismi chiave nell’origine dei tumori e possono essere stimolati da fattori interni o esterni come, ad esempio, il colesterolo e il fumo (nei fumatori l’arteriosclerosi – che si può definire un invecchiamento dei vasi sanguigni – è molto più avanzata).

Proprio perché il fumo è uno dei fattori di maggiore stress biologico per gli esseri umani ed ha conseguenze drastiche per la durata della vita – raramente un fumatore supera gli ottant’anni di età – e per l’insorgere e la progressione di gravi malattie (in particolare, quelle cardiache ed il cancro), molte ricerche su resistenza allo stress ossidativo, longevità e cancro vengono fatte su anziani fumatori.

Più in generale, l’esposizione a fattori di stress ambientali dannosi – come ad es. certi tipi di inquinamento – conduce a una significativa riduzione della durata di vita per la maggior parte delle persone. Al contrario, le persone che vivono in condizioni ambientali favorevoli e con buone abitudini di vita (dieta sana, esercizio fisico regolare, etc.) possono avere sopravvivenze relativamente lunghe.

Tuttavia, non tutti i fumatori sperimentano una morte precoce: una piccola percentuale sopravvive a lungo. Delle recenti ricerche effettuate da alcuni gerontologi californiani hanno dimostrato che questi individui hanno delle differenze in alcuni geni coinvolti nel percorso biochimico dell’ormone Insulin Growth Factor (IGF-1), uno dei principali elementi stimolanti la proliferazione cellulare.

Secondo gli autori dello studio citato, queste persone avrebbero delle versioni di tali geni che contribuiscono all’incremento della manutenzione e della riparazione cellulare, per cui sarebbero maggiormente in grado di affrontare lo stress ossidativo e di rallentare l’invecchiamento a livello cellulare, raggiungendo età che ai fumatori di sigarette sono di solito precluse.

Per chi non ha questa fortuna “genetica”, l’infiammazione è un fenomeno naturale da tenere sotto controllo, perché quando diventa cronica è un fattore di rischio condiviso da molte patologie diverse, in particolare legate all’invecchiamento: non solo tumori e aterosclerosi, ma pure demenza, diabete, artrite, osteoporosi, malattie vascolari, obesità, sindrome metabolica, etc.

Oggi esistono decine e decine di teorie sul perché si invecchia, ed una fra le più gettonate tira in causa i cosiddetti “mitocondri”. Il mitocondrio è un organello che gioca un ruolo importante in molte funzioni del corpo, e non è altro che una cellula semplice (anche come DNA) e senza nucleo, sita all’interno delle normali cellule complesse (e con nucleo) del nostro organismo.

Del resto, molte prove scientifiche mostrano un ruolo dei mitocondri mal funzionanti nella maggior parte delle malattie appena elencate. Tutte queste patologie – e lo stesso processo di invecchiamento – sarebbero da attribuirsi ai mitocondri: non solo alle mutazioni del DNA mitocondriale, ma anche ad anomalie di come il mitocondrio è fatto all’origine e di come funziona.

È questa, in sintesi, la tesi del libro Mitocondrio mon amour, un altro saggio di cui si consiglia la lettura il quale svela alcuni “segreti” che la moderna medicina ci mette a disposizione per vivere più a lungo e in buona salute. L’autore – aiutato da Pierangelo Garzia – è Enzo Soresi, un pneumologo, oncologo clinico e studioso di neuroscienze, già autore del best-seller Il cervello anarchico.

L’esercizio fisico, oltre a contribuire alla fitness cardiocircolatoria (misurata come consumo di O2 massimo), attiva la biogenesi mitocondriale nei muscoli scheletrici, influenzando sia la qualità che la quantità dei mitocondri. È importante rafforzare la muscolatura scheletrica, dove è stato dimostrato che si accumulano mutazioni del DNA mitocondriale: meno muscolo abbiamo, più mutazioni si concentrano. E con l’invecchiamento, perdiamo in media l’1-2% di massa muscolare l’anno.

Ma, come Soresi illustra nel libro introducendoci ad alcune strategie “intelligenti” di medicina preventiva, “la vera grande prevenzione dell’invecchiamento si ottiene con la nutrizione”, oltre che con il citato esercizio fisico. In particolare, “questo è l’obiettivo della nutraceutica, che studia i principi attivi contenuti nei cibi e nelle piante che possono essere usati per migliorare la nostra salute”.

La nutraceutica è un’area della nuova farmacologia che nasce dall’incontro fra scienza della nutrizione e clinica medica. L’approccio nutraceutico mira a stimolare – soprattutto attraverso un’opportuna dieta, la restrizione calorica e l’assunzione di antiossidanti – i meccanismi della longevità, e ad intervenire sui fattori di rischio intermedi collegati alle malattie cronico-degenerative.

Ad esempio, i ricercatori coinvolti nel Progetto Smartfood dell’Istituto Europeo di Oncologia, sotto la guida di Pier Giuseppe Pelicci, hanno selezionato 30 alimenti e categorie di alimenti, illustrati nell’ottimo libro La Dieta Smartfood, che è “smart” – ovvero intelligente – non farsi mancare. Si tratta di alimenti comuni ma al tempo stesso dimostratisi speciali, in quanto alcuni di essi proteggono il nostro corpo dalle malattie, mentre altri, in qualche modo, frenano i geni dell’invecchiamento.

Ma le strategie “intelligenti” adottabili sono in realtà numerose, e spesso complementari fra loro. Soresi, ad es., nel suo libro rivela di aver iniziato, negli ultimi anni, a nutrirsi con cibi a basso indice glicemico e ad assumere una compressa di metformina dopo cena – strategie con cui ha portato i suoi valori di insulina da 21 a 5 – con l’obiettivo di ridurre il più possibile i derivati dello zucchero nei tessuti per abbassare il rischio di malattie infiammatorie (fra cui il cancro e quelle cardiovascolari).



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