Il “China Study” – lo studio osservazionale ed epidemiologico che per 27 anni ha esaminato dieta, stile di vita e un’ampia gamma di malattie nella Cina rurale, e descritto dal Dr. T. Colin Campbell nel libro omonimo – è giunto a un’importante conclusione: “i soggetti che si nutrivano prevalentemente di cibi di origine animale erano quelli che si ammalavano delle patologie più croniche, perfino con assunzioni relativamente ridotte. Le persone che mangiavano le maggiori quantità di cibi vegetali erano le più sane”.
Nel China Study, si è visto che l’alimentazione ha un effetto molto forte su varie patologie: ad es. i cibi di origine vegetale sono collegati a bassi livello di colesterolo nel sangue, quelli di origine animale a livelli elevati; gli alimenti di origine animale sono collegati a tassi di cancro (in particolare al seno, alla prostata, al fegato, etc.) più elevati, quelli di origine vegetale a tassi più bassi; le persone che consumano più proteine animali sono anche quelle che hanno più cardiopatie, cancro e diabete.
Anche se il China Study, da solo, non prova che la dieta è causa di malattie, quando viene incrociato con una quantità di ricerche condotte dallo stesso gruppo di Campbell e da altri scienziati, il peso dei vari indizi diventa così schiacciante – e il quadro generale così chiaro e coerente, cosa impossibile quando si investigano singoli fattori isolati – che la teoria del Dr. Campbell sul profondo legame fra alimentazione e malattie (e, soprattutto, fra proteine animali e cancro, che abbiamo illustrato in modo ampio e quantitativo in un altro articolo) ha ottime probabilità di essere vera.
Sempre sugli effetti delle proteine animali, ad es., il libro ci racconta il risultato di alcuni primi esperimenti sui ratti compiuti dal suo gruppo di ricerca: “Alle cavie di laboratorio somministravamo una dieta simile alla normale dieta americana, ricca di proteine animali, per poi paragonarle con altri animali nutriti con una dieta a basso contenuto di proteine animali. [..] I ratti alimentati con una dieta a basso contenuto proteico facevano di gran lunga più ginnastica (con la ruota, ndr) e con un minor affaticamento rispetto a quelli che seguivano la dieta abituale per la maggior parte di noi”.
Le ricerche di Ken Carroll – un professore universitario canadese – hanno dimostrato una relazione davvero sorprendente fra i grassi alimentari e il cancro al seno, e in particolare che quest’ultimo è associato con l’apporto di grassi animali, e non di quelli vegetali. I cibi di origine animale, in effetti, non forniscono solo proteine, ma anche grassi in quantità: la correlazione fra apporto di grassi e apporto di proteine animali è superiore al 90% negli Stati Uniti e al 70% anche nella Cina rurale, suggerendo – come argomenta il Dr. Campbell – che il problema non siano in grassi in sé bensì i cibi di origine animale, in quanto “il consumo di grassi sarebbe solo un’indicazione del consumo di cibi di origine animale”.
Il Dr. Campbell, spiega inoltre che nel China Study uno dei fattori che indicavano con maggior infallibilità la correlazione con le malattie occidentali erano i livelli di colesterolo nel sangue: via via che in alcune contee della Cina rurale aumentavano i livelli di colesterolo endogeno (cioè quello prodotto dal fegato, diverso da quello presente nel cibo, o esogeno), cresceva anche l’incidenza di tali malattie. Ed il consumo di proteine animali era associato con livelli più alti di colesterolo totale e di quello cattivo.
Infatti, mentre i cibi di origine vegetale sono ricchi di fibre, antiossidanti e minerali, i cibi di origine animale contengono molto più colesterolo e grassi, e le vitamine A, D e B12. Il colesterolo – una componente dei cibi di origine animale che in quelli vegetali è del tutto assente – è una sostanza chimica non essenziale, poiché quello necessario per la nostra salute viene prodotto dal nostro corpo. La vitamina A, invece, può essere sintetizzata dall’organismo a partire dal betacarotene, mentre la D vitamina può essere prodotta da 15 minuti di esposizione della pelle al sole ogni 2-3 giorni.
Per quanto riguarda la vitamina B12, il Dr. Campbell – di solito contrario agli integratori di qualsiasi tipo – fa un’eccezione, ma li suggerisce con una frequenza relativamente blanda: “Si è calcolato che la riserva di vitamina B12 accumulata nell’organismo sia sufficiente a coprire un periodo di tre anni. Se non si mangiano prodotti di origine animale da tre anni o più, o durante la gravidanza o l’allattamento, si dovrebbe considerare l’assunzione occasionale di una piccola dose di integratore di B12, o una visita dal medico per controllare i livelli di vitamine del gruppo B e di omocisteina nel sangue”.
Dunque, la ricetta del Dr. Campbell per godere di buona salute è molto semplice: si basa sul tener conto dei molteplici benefici del consumo di cibi di origine vegetale e dei largamente sottovalutati rischi del consumo di cibi di origine animale, compresi tutti i tipi di carne, latticini e uova. In particolare, egli sottolinea come “la frutta, la verdura ed i cereali integrali sono i cibi più sani che si possano consumare. Quando questi alimenti vengono consumati allo stato naturale, non raffinato e non trattato, ci forniscono i salutari carboidrati complessi, fibre alimentari, vitamine e minerali”.
Secondo il prof. Denis Burkitt, del Trinity College di Dublino, le fibre – che si trovano solo in alimenti di origine vegetale – sono vitali per la salute, in quanto estraendo l’acqua dal corpo mantengono l’intestino in funzione e catturano le sostanze chimiche pericolose che transitano nell’intestino e che potrebbero essere cancerogene, espellendole con le feci. Non a caso, il China Study ha mostrato che l’apporto medio di fibre è circa 3 volte più elevato in Cina che negli Usa. Secondo alcuni esperti, l’apporto ideale di fibre dovrebbe aggirarsi sui 30-35 gr al giorno, che è proprio la media della Cina rurale.
Frutta e verdura contengono anche i famosi “antiossidanti”, sostanze presenti quasi esclusivamente nelle piante, che proteggono l’organismo dai pericolosi “radicali liberi”, sostanze altamente reattive che tendono a danneggiare i componenti delle cellule. Gli antiossidanti sono di solito colorati perché la stessa proprietà chimica che permette loro di assorbire radicali liberi crea anche colori visibili. In particolare, livelli nel sangue più alti di antiossidanti come la vitamina C ed i carotenoidi si sono dimostrati, nel China Study, essere associati a una minore incidenza di numerosi tipi di cancro.
Nel suo libro, il Dr. Campbell fa notare anche come “fra gli alimenti di origine animale, le proteine del latte e delle uova rappresentano le migliori copie possibili degli aminoacidi delle nostre proteine, e sono quindi considerate di qualità superiore”, ma che, diversamente da quanto si può pensare, “esistono un’infinità di ricerche convincenti che dimostrano come le proteine vegetali (cioè di ‘di bassa qualità’), che consentono una sintesi lenta ma costante di nuove proteine, siano le più sane”.
Inoltre, Campbell – che è un biochimico e professore emerito di Biochimica Nutrizionale alla Cornell University – sfata un mito comune e spiega come l’organismo umano riesca a ricavare gli amminoacidi essenziali per l’uomo anche dalle sole proteine vegetali, grazie a meccanismi metabolici estremamente complessi, per cui non occorre pianificare meticolosamente i vegetali presenti in ogni singolo pasto al fine di compensare fra loro i rispettivi deficit in termini di amminoacidi.