Fattore reumatoide: cosa indica l’esame

L’esame del cosiddetto “fattore reumatoide” – qualche volta inserito dal medico anche fra gli esami standard del sangue da fare anche nei normali check-up periodici – viene utilizzato principalmente per aiutare a diagnosticare l’artrite reumatoide e per aiutare a distinguere quest’ultima da altre forme di artrite o da altre condizioni che causano sintomi simili.

Infatti, sebbene la diagnosi dell’artrite reumatoide si basi molto sull’indagine clinica, alcuni dei segni e sintomi possono non essere presenti o non seguire un andamento tipico, specie all’inizio della malattia. Inoltre, potrebbero essere chiaramente identificabili poiché le persone con artrite reumatoide possono avere altri disturbi o condizioni del tessuto connettivo (sclerodermia, disturbi della tiroide autoimmune, eritematosi sistemica del lupus, etc.), nonché i relativi sintomi.

L’esame per il fattore reumatoide può quindi essere richiesto quando una persona ha i segni ed i sintomi dell’artrite reumatoide. I sintomi possono includere dolore, calore, gonfiore e rigidità del mattino nelle articolazioni, noduli sotto la pelle e, se la malattia è progredita, l’evidenza ai raggi X di capsule articolari gonfie e la perdita di cartilagine e ossa. L’esame del fattore reumatoide può essere anche ripetuto quando il primo risultato risulta negativo ma i sintomi persistono.

Un esame negativo per il fattore reumatoide non esclude l’artrite reumatoide. Circa il 20% delle persone con artrite reumatoide hanno livelli bassi o non rilevabili del fattore reumatoide. In questi casi, un esame anticorpale per gli anticorpi “anti-Peptide Ciclico Citrullinato” (anti-CCP) può essere positivo e utilizzato per confermare l’artrite reumatoide, dato che essi sono rilevabili in circa il 50-60% delle persone con artrite reumatoide precoce già 3-6 mesi dopo l’inizio dei sintomi.

Risultati di esami positivi per il fattore reumatoide si osservano anche in un 1-5% di persone sane e in alcune persone con condizioni quali: sindrome di Sjögren, sclerodermia, lupus eritematoso sistemico, sarcoidosi, endocardite, tubercolosi, sifilide, HIV/AIDS, mononucleosi infettiva, epatite, tumori quali leucemia e mieloma multiplo, infezione parassitaria o malattia del fegato, del polmone o del rene. L’esame non è però usato per diagnosticare o monitorare tali condizioni.

Il fattore reumatoide è un autoanticorpo, una proteina di immunoglobulina che viene prodotta dal sistema immunitario del corpo. Gli autoanticorpi attaccano i tessuti di una persona, identificando erroneamente il tessuto come “estraneo”. Sebbene il ruolo biologico del fattore reumatoide non sia ben compreso, la sua presenza è utile come indicatore di attività infiammatoria e autoimmune. Questo esame rileva e misura il livello del fattore reumatoide nel sangue prelevato da un braccio.

L’esame non richiede una preparazione particolare, ma è consigliabile sottoporsi al prelievo dopo essere stati a digiuno per 8 ore. I valori normali di riferimento del fattore reumatoide sono: inferiore a 20 o a 60 U/ml, o un titolo inferiore a 1:80 (metodo di agglutinazione). A seconda del laboratorio di analisi utilizzato, i valori di riferimento possono presentare delle differenze, perciò usate quelli presenti sul referto per l’interpretazione corretta delle vostre analisi del sangue.

Ricordiamo che l’intervallo di riferimento, esprime l’intervallo entro cui si collocano i valori di quest’esame di laboratorio per la maggior parte degli individui di un gruppo che si ritiene rappresenti una popolazione “normale” e sia stato sottoposto all’esame stesso. Un piccolo numero di individui normali hanno quindi dei valori che cadono fuori dall’intervallo di riferimento, e non ha senso parlare di valori “normali” per il fattore rumatoide, ma soltanto di valori “di riferimento” nel senso appena illustrato.



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