Un sostanziale numero di prove supporta la conclusione che l’infiammazione cronica può predisporre un individuo al cancro, come dimostrato ad esempio dall’associazione tra malattie infiammatorie croniche intestinali e l’aumento del rischio di carcinoma del colon.
L’infiammazione è una normale risposta fisiologica che provoca la guarigione del tessuto ferito. Un processo infiammatorio inizia quando dei prodotti chimici vengono rilasciati dal tessuto danneggiato. In risposta, i globuli bianchi creano sostanze che causano la divisione e la crescita delle cellule per ricostruire i tessuti per aiutare a riparare la lesione. Una volta che la ferita è guarita, il processo infiammatorio termina.
Nell’infiammazione cronica, il processo infiammatorio può iniziare anche se non vi sono lesioni e non termina quando dovrebbe. Perché l’infiammazione continua non è sempre noto. L’infiammazione cronica può essere causata da infezioni che non vanno via, da reazioni immunitarie anormali ai tessuti normali oppure da condizioni come l’obesità e l’essere sovrappeso.
Nel tempo, l’infiammazione cronica può causare danni al DNA e portare allo sviluppo del cancro. Ad esempio, le persone affette da malattie infiammatorie croniche – come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn – hanno un rischio aumentato di cancro del colon.
L’infiammazione cronica è causata da una serie di fattori, tra cui infezioni batteriche, virali e parassitarie, irritanti chimici e particelle non idonee. Più a lungo la infiammazione persiste, maggiore è il rischio di carcinogenesi associata. I mediatori infiammatori contribuiscono alla neoplasia inducendo mutazioni proneoplastiche, risposte adattative, resistenza all’apoptosi e cambiamenti ambientali come la stimolazione dell’angiogenesi, tutti fattori che favoriscono la cancerogenesi.
L’infiammazione cronica può essere un fattore causale in una varietà di tumori. In generale, più a lungo l’infiammazione persiste, maggiore è il rischio di cancro. Quindi, l’infiammazione acuta – come avviene in risposta ad un’infezione transitoria – non è considerata un fattore di rischio per lo sviluppo della neoplasia, anche se molti dei medesimi mediatori molecolari – come ad esempio i leucociti infiammatori – vengono generati sia nell’infiammazione acuta che in quella cronica.
I mediatori infiammatori includono metaboliti dell’acido arachidonico, citochine, chemocine e radicali liberi. L’esposizione cronica a questi mediatori porta ad una maggiore proliferazione cellulare, mutagenesi, attivazione oncogena e angiogenesi. Il risultato finale è la proliferazione delle cellule che hanno perso il controllo normale della crescita. I modelli animali forniscono prove sperimentali che l’infiammazione cronica può promuovere il cancro e approfondimenti sui possibili meccanismi.
Molti studi hanno indagato se i farmaci anti-infiammatori, come l’aspirina od i farmaci antinfiammatori non steroidei, riducono il rischio di cancro. Sulla base delle analisi svolte fino ad oggi, si può stimare che l’uso regolare dell’aspirina potrebbe impedire qualcosa come l’11% dei tumori del colon-retto diagnosticati ogni anno nei paesi sviluppati e l’8% dei tumori gastrointestinali.