Così come i libri di Piero Angela rappresentano per l’uomo della strada la chiave di ingresso con cui accedere per la prima volta alle “segrete stanze” della conoscenza scientifica, il libro Mangia che ti passa di Filippo Ongaro (che puoi trovare qui) è il vostro passpartout per iniziare ad esplorare il rapporto fra cibo e salute.
Ongaro, specializzato in Medicina dello Sport e con un’esperienza singolare accumulata come medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), è uno dei pionieri in Italia della medicina funzionale e anti-invecchiamento, grazie a metodologie preventive e terapeutiche contro l’invecchiamento sviluppate in collaborazione anche con la NASA e l’Agenzia Spaziale Russa.
Rispetto al passato, la qualità della nostra dieta moderna – complice l’industrializzazione della produzione del cibo ed il diffondersi di cattive scelte e abitudini alimentari – è drammaticamente peggiorata: infatti, si è assai impoverita di nutrienti (in particolare fibre, vitamine e nutrienti vegetali), mentre è rimasta ricca di calorie. Ed è dominata da cibi raffinati, ricchi di zucchero e grassi idrogenati.
Con una metafora molto azzeccata, Ongaro ci spiega che oggi non facciamo altro che mettere del carburante inquinato – se non addirittura sabbia – al posto della benzina nella complessa “macchina” costituita dal nostro corpo. Ed il suo libro è in effetti una sorta di “libretto di istruzioni” del nostro organismo, di cui è bene dotarsi per leggerselo e poter vivere sani ed a lungo.
L’alimentazione moderna, ovvero post-industriale, è dunque tutto fuorché un’alimentazione corretta: oggi sappiamo che non potrebbe essere più artificiale, tossica e ipercalorica per il nostro organismo. Molte delle sostanze utilizzate dall’industria alimentare hanno effetti deleteri sulla salute, e le istituzioni pubbliche che dovrebbero tutelarci non riescono a impedire che la gente mangi cibo nocivo.
Il risultato è che si diffondono sempre più – e spesso prematuramente – patologie legate a una cattiva alimentazione: dalle malattie cardiovascolari al cancro, dal diabete alle malattie neurodegenerative. Il che ci costringe ad assumere sempre più farmaci, quando si potrebbe sfruttare l’effetto preventivo e perfino curativo dei cibi naturali, se soltanto la gente comune lo conoscesse.
Non deve quindi stupire che gli scaffali dei supermercati siano oggi affollati da un’infinità di prodotti che sparirebbero se l’industria alimentare fosse obbligata dai Governi a non commercializzare prodotti dannosi, i quali vengono poi solitamente accompagnati da una pubblicità martellante e spesso eticamente discutibile per indurli a provarli, diventandone così – inconsapevolmente – dipendenti.
Il libro di Ongaro è un vero e proprio manuale che ci aiuta a gestire la nostra dieta e la nostra salute per mettere finalmente della sana “benzina” nel nostro motore. Il libro, infatti, ci introduce alla nutrigenomica, una nuova scienza dietro cui vi è la semplice idea che ogni cosa che mangiamo veicola un “messaggio” al nostro corpo, regolandone i processi biologici più profondi.
Il messaggio – una volta decifrato in un modo sostanzialmente simile per ogni individuo – a seconda del contenuto può contribuire alla nostra salute oppure, al contrario, a farci ammalare. Il cibo, infatti, è in grado di modulare come il nostro DNA si “esprime”, cioè come attiva alcuni geni e ne sopprime altri, come su auto-ripara e come influenza la genesi delle patologie.
Dato che il genoma di due diverse persone è quasi identico, le nostre scelte nutrizionali possono quindi contribuire fortemente a far sì che attraverso il cibo – una persona di 80 anni ne mangia nella sua vita qualcosa come 30 o finanche 60 tonnellate – si faccia una vera prevenzione, fornendo al nostro corpo le sostanze di cui il genoma ha bisogno, ed eliminando invece quelle “cattive”.
La medicina post-genomica – spiega Ongaro – segna il passaggio da una “pratica clinica ancorata ad organi e tessuti” a “una medicina che studia i processi metabolici”. Mentre la prima fa uso di molti, troppi farmaci, per “uccidere” la causa della malattia ed è di fatto superata, la seconda rivoluziona l’approccio diagnostico e terapeutico, di cui la nutrigenomica è un elemento centrale.
L’idea è quella di prevenire – o curare, a seconda del caso – identificando gli squilibri introdotti dalla nostra errata cultura del cibo e rivoluzionare la nostra dieta e, soprattutto, le nostre abitudini alimentari. E ciò non per essere più belli o più magri, sebbene ciò ne sia una piacevole conseguenza, ma soprattutto per essere più sani e per poter massimizzare la probabilità di vivere più lungo.
Per uscire dalla spirale cibo “cattivo”-malattie-farmaci, iniziamo innanzitutto ad evitare i fast-food e gli OGM, ed a rivalutare – nella notra spesa per il cibo – i prodotti naturali freschi, di stagione e di origine locale, anziché acquistare i prodotti artificiali delle multinazionali con le loro numerose sottomarche, da cui è in generale difficile aspettarsi delle attenzioni genuine per il consumatore.
Cerchiamo invece lo “slow food”, i ristoranti bio e vegetariani, i supermercati con una vasta scelta di prodotti biologici, e preferiamo i prodotti “a km zero”, comprandoli direttamente dal produttore (tipicamente piccole aziende agricole) o unendoci a un gruppo di acquisto. E cerchiamo di coltivare un piccolo orto a casa, se viviamo in una zona con aria non troppo inquinata.
L’inquinamento – insieme all’alimentazione scorretta ed al peggioramento del nostro stile di vita (per sedentarietà, stress, alcool, fumo, etc.) – ha reso come cause di morte più comuni il cancro e le malattie cardiovascolari, insieme ad altre malattie croniche. Una dieta sana e “protettiva” è la migliore difesa dagli agenti inquinanti e cancerogeni sempre più presenti nella nostra società.
Quando si manifesta una malattia conclamata o una sintomatologia chiara di qualche patologia, spesso è troppo tardi, per cui medico e farmaci possono non risolvere il problema, ma al più “tamponarlo”. Anche la prevenzione tradizionale tramite checkup – con analisi e tecniche di imaging prima della manifestazione di un sintomo o di un danno d’organo – può essere relativamente tardiva.
La vera prevenzione si fa molto prima, intervenendo subito per correggere la propria nutrizione e lo stile di vita, il che spesso comporta una vera e propria “rivoluzione” di cui non tarderemo, però, a vedere i primi effetti sotto forma, ad es., di: migliori esami del sangue e valori pressori, diminuzione del peso corporeo, scomparsa dell’ossessivo senso di fame, generale senso di benessere, etc.
Nella seconda parte del libro, Ongaro illustra le categorie di cibi – e la nuova “piramide alimentare” – che aiutano a raggiungere una perfetta armonia metabolica facendo sì che i nostri geni lavorino in modo ottimale, senza doversi preoccupare di misurarne le quantità per non eccedere nelle calorie, come avviene invece in altre diete. Infatti, le calorie sono assorbite a velocità diverse a seconda della quantità di fibre, proteine, carboidrati, grassi e nutrienti contenuta nei cibi che le forniscono.
Inoltre Ongaro spiega come, attraverso esami ed indagini specifiche – anche a livello del DNA – ognuno di noi possa raccogliere informazioni molto utili per costruirsi un programma di prevenzione (basato su dieta, integratori per compensare eventuali carenze, esercizio fisico ed abitudini di vita) assai mirato e personalizzato, così da ridurre al minimo i rischi di sviluppare malattie.
Nella terza ed ultima parte del libro, Ongaro ci aiuta a mettere in atto quanto abbiamo imparato nel corso della sua lettura, tramite un programma nutrizionale innovativo – basato sulla nutrigenomica – che egli utilizza con i suoi pazienti. Ed è soprattutto in questa parte pratica che il libro rivela la sua grande utilità, riassumendo tutti i concetti di base ed aiutandovi ad implementarli.