Libro The China Study: pregi e critiche

Il libro “The China Study” – che anche nella sua versione italiana ha mantenuto il titolo originale in inglese – è un best-seller, pubblicato nel 2005, che parla del più importante studio epidemiologico mai realizzato sulle relazioni fra dieta e malattie, e che giunge a conclusioni davvero sorprendenti.

Nel parlare del libro non si può che cominciare con il presentarne l’autore, T. Colin Campbell, uno scienziato di fama internazionale. Si tratta di un biochimico americano specializzato negli effetti a lungo termine della nutrizione sulla salute. Dopo oltre 50 anni di carriera, oggi è professore emerito di Biochimica Nutrizionale presso la Cornell University e autore di oltre 300 articoli di ricerca.

Campbell, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca, ha lavorato per oltre vent’anni in varie commissioni di ricerca della National Academy of Science, collaborando alla stesura e allo sviluppo di politiche internazionali e nazionali sulla nutrizione e la salute. Nel campo della scienza dell’alimentazione, Campbell è diventato, grazie ai suoi studi e ricerche, uno dei massimi esperti.

È stato, in particolare, uno degli scienziati leader, negli anni ’80, dello studio Cina-Oxford-Cornell sulla dieta e la malattia – noto come “China Study” – lanciato nel 1983 dall’Università di Cornell, dall’Università di Oxford e dall’Accademia Cinese di Medicina Preventiva, e durato ben 27 anni. Esso esplora in dettaglio la relazione tra nutrizione e cancro, malattie del cuore e metaboliche.

Fra le varie conclusioni a cui Campbell giunge nel China Study, vi sono: la genetica non è il fattore predominante nella genesi delle malattie; il controllo ossessivo di grassi, carboidrati, colesterolo e omega-3 non dà come risultato una buona salute; il consumo di latticini aumenta il rischio di cancro alla prostata; vari tipi di cancro sono correlati al consumo eccessivo di proteine animali.

Il libro è il frutto di una ricerca approfondita di tipo epidemiologico (integrata con studi di laboratorio sugli animali) – non la mera esposizione di una teoria come in molti altri libri – le cui conclusioni, qualora vengano applicate, possono salvare la vita di milioni di persone. Di fatto, esso fornisce le risposte a lungo cercate dai medici, dagli scienziati e dalle persone attente alla salute.

Il libro, scritto insieme al figlio, si compone di quattro parti: (1) Lo Studio Cina (una brillante esposizione divulgativa dello studio, molto chiara e piacevole da leggere); (2) Malattie del benessere (smonta alcune precedenti credenze della medicina tradizionale alla luce dello Studio Cina); (3) Guida alla buona alimentazione (consigli pratici per tutti noi); (4) Perché non ne avete mai sentito parlare (racconta e prova l’azione delle lobby nel fare disinformazione in questo campo).

Insomma, un testo in teoria interessante. Non a caso, Robert C. Richardson (premio Nobel per la Fisica) ha detto del libro: “The China Study è una storia che va assolutamente ascoltata”. Mentre David Klein, editore di importanti riviste di settore, è stato ancora più esplicito: “The China Study è il più importante libro sull’alimentazione e la salute pubblicato negli ultimi 75 anni”.

Non manca, però, qualche critica al libro, che ad es. nel sito web dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) viene definito “inattendibile” perché “non vi sarebbero studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine animali, in particolare i latticini”, quale è invece quella suggerita dal libro – insieme all’eliminazione di qualsiasi grasso animale – il quale considera la caseina (una proteina contenuta nel latte, nei formaggi, etc.) un potente fertilizzante per il cancro.

Lo stesso sito web (maggio 2017, vedi figura qui sotto) spiega poi che il libro sarebbe “inaffidabile” in primo luogo perché “il numero di correlazioni prese in considerazione dallo studio sarebbe stato eccessivo, perché permette di dimostrare qualsiasi teoria preconcetta” (una critica che appare piuttosto generica, per essere messa per prima) e, ad esempio, perché “i topi di Campbell, con dieta priva di caseina, dopo qualche anno hanno sviluppato un cancro del fegato associato alla carenza di alcune proteine”.

Un’affermazione singolare dei “critici” in relazione alla durata di vita delle cavie di laboratorio.

Se però quest’ultima è la principale delle argomentazioni specifiche usate dai critici, allora l’autore può stare tranquillo. Infatti, l’espressione “dopo qualche anno” usata dagli esperti di cui sopra appare davvero assai curiosa in relazione a questi poveri animali di laboratorio, la cui vita media (come peraltro citato da Campbell anche nel libro stesso, a pag. 61) è notoriamente di poco superiore a 2 anni. Quindi, è come se un essere umano sviluppasse un tumore all’età di circa 100 anni, e dunque non è certo strano che un eventuale effetto che si verifica solo a fine vita non sia preso seriamente in considerazione da Campbell!

A proposito di fegato, il Dr. Campbell racconta che, all’inizio della sua carriera, lavorando a un progetto nelle Filippine, scoprì un oscuro segreto: “i bambini la cui dieta era più ricca di proteine erano quelli che avevano la maggiore probabilità di ammalarsi di cancro al fegato”. In pratica, le famiglie più facoltose, che consumavano più proteine – e per giunta proteine animali, con una dieta che si avvicinava a quella americana – avevano i loro bambini che si ammalavano di cancro.

Cosa confermata poco dopo da uno studio indiano citato nell’introduzione del libro, secondo cui i ratti di laboratorio cui veniva somministrata l’aflatossina (un potente cancerogeno) presentavano tutti un cancro al fegato se sottoposti a una dieta composta per il 20% da proteine, mentre nessuno di quelli la cui alimentazione era composta per il 5% da proteine si ammalava di tumore.

Un risultato che indicava l’importanza dell’alimentazione nel controllo del cancro, e nei 27 anni seguenti confermato da studi di laboratorio finanziati dai principali istituti americani per la lotta contro i tumori e pubblicati su molte fra le migliori riviste scientifiche (gli articoli scientifici che ne sono scaturiti e le riviste sono citati nella bibliografia del libro). Come spiega Campbell, “le diete a basso contenuto di proteine inibivano la formazione del cancro da parte dell’aflatossina, in modo indipendente dalla quantità di questo carcinogeno somministrata agli animali (di laboratorio)”.

In realtà le ricerche di Campbell, finanziate da istituzioni fra le più rinomate a livello medico, hanno contribuito a gettare luce sui dettagli e sul quadro generale come nessuno aveva fatto prima. D’altra parte l’argomento si presta a varie critiche, come spiega Campbell stesso nel libro. D’altronde, una cosa è eliminare del tutto le proteine animali dalla dieta e una cosa è ridurle di molto, come in fondo il libro suggerisce, quale opzione minima. E ciò può mettere d’accordo tutti.



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