Mitocondrio “mon amour”: strategie di lunga vita

Il libro Mitocondrio mon amour, sottotitolo “Strategie di un medico per vivere meglio e più a lungo”, è un saggio piacevole da leggere che merita di trovare posto nella biblioteca di chi è interessato a conoscere – dopo aver letto ad es. un libro utile come La Dieta della Longevità di Longo – altri “segreti” che la moderna medicina ci mette a disposizione per vivere più a lungo e in buona salute.

L’autore, Enzo Soresi, è un pneumologo, oncologo clinico e studioso di neuroscienze di lungo corso – già autore del best-seller Il cervello anarchico – che sulla soglia dei suoi 77 anni ha deciso di condividere con il lettore alcuni trucchi per imparare a invecchiare bene, che vanno ben al di là di quelli soliti e generici sul praticare fitness e una buona alimentazione dati da molti articoli di giornale.

Nel libro, scritto con l’aiuto del giornalista scientifico Pierangelo Garzia, Soresi racconta numerosi casi clinici stimolanti ed aneddoti personali riferiti alla sua lunga carriera – che lo ha visto fra l’altro per molti anni primario pneumologo all’Ospedale Niguarda di Milano – e parla di numerosi argomenti: dall’epigenetica al ruolo del macrobiota intestinale, dalla plasticità cerebrale all’amato mitocondrio.

Come suggerisce il titolo stesso, infatti, uno dei grandi segreti per la longevità e la buona salute ruota non poco intorno al mantenere giovane e attivo il “mitocondrio”, un organello che gioca un ruolo importante in molte funzioni del corpo, e che non è altro che una cellula semplice (anche come DNA) e senza nucleo, sita all’interno delle normali cellule complesse (e con nucleo) del nostro organismo.

I mitocondri svolgono un ruolo fondamentale nel buon funzionamento della cellula, mediante la produzione di energia: sono, in effetti, la “centrale energetica” della cellula. I mitocondri, tramite la degradazione delle molecole degli zuccheri – che vengono bruciati all’interno di tali organelli con l’aiuto dell’ossigeno – generano molecole ATP ad alto contenuto energetico.

Inoltre, i mitocondri entrano in gioco nello sviluppo dei tumori. La relazione fra obesità ed incidenza dei tumori è nota da tempo. Ma oggi sappiamo che l’alimentazione ricca di zucchero e di cibi raffinati – ad es. pane e pasta “bianchi”, dolci di pasticceria ed altri alimenti a base di farine raffinate, le patate ed altri comuni cibi ad alto indice glicemico – è responsabile dell’aumento dei tumori.

Infatti – come spiegano Soresi e Garzia – “questi alimenti aumentano il picco glicemico, e la glicemia elevata richiama la liberazione di insulina, che a sua volta aumenta la produzione dell’Insulin Growth Factor (IGF-1), uno dei principali elementi stimolanti la proliferazione cellulare. In laboratorio, in culture in vitro, le cellule tumorali per svilupparsi necessitano di zucchero, insulina e IGF-1”.

Dunque, secondo gli autori è necessario ridurre al minimo le reazioni spontanee tra zuccheri e proteine (la cosiddetta “glicazione”), ed “in particolare i derivati dello zucchero nei tessuti – noti come AGE (Advanced Glication Endproducts) – in quanto sono questi ultimi, precipitando nei tessuti, a produrre infiammazione, causa prima di tutte le malattie: tumorali, cardiovascolari, infettive, etc.”.

Per ridurre i derivati dello zucchero nei tessuti nei pazienti portatori di tumore, al fine di rallentarne la crescita, è necessario ridurre il livello di insulina nel sangue. Pertanto, la strategia applicata ai suoi pazienti oncologici era: (1) eliminare zuccheri e carboidrati raffinati dalla loro dieta, accompagnata da quella di (2) somministrare ossigeno (cosa possibile in vari modi). Due scelte estremamente logiche per quanto detto prima e che hanno ottenuto, secondo il medico milanese, buoni risultati.

Per aiutare i suoi pazienti nella prima di queste due strategie, Soresi spiega che consigliava loro di alimentarsi con cibi a basso indice glicemico: in pratica, a privilegiare gli alimenti integrali o, meglio ancora, i legumi rispetto agli zuccheri e alle farine raffinate, in modo da abbassare i livelli di insulina nel sangue (un parametro facilmente misurabile da sé con gli appositi kit per diabetici).

Invece, per aumentare l’ossigeno cellulare – rivela Soresi – si può prendere ad es. un integratore che si trova in commercio da alcuni anni, noto come Cellfood, per il quale è stata dimostrata in vitro un’attività anti-tumorale: in particolare, assunto a piccole dosi ed a digiuno, quest’integratore può favorire l’ossigenazione delle cellule e, di conseguenza, l’attività mitocondriale.

Inoltre, per aumentare l’ossigenazione dei mitocondri si può – oltre ad usare integratori di ossigeno o integratori a base di coenzima Q10, come suggerisce il medico sportivo Piergiorgio Spiaggiari in una delle box firmate da specialisti che arricchiscono il libro – praticare dell’attività fisica: durante un’intensa attività fisica, infatti, il consumo di ossigeno può aumentare anche del 25%.

Ma l’attività fisica è importante anche per rafforzare la muscolatura scheletrica, dove è stato dimostrato che si accumulano mutazioni del DNA mitocondriale: meno muscolo abbiamo, più mutazioni si concentrano. E con l’invecchiamento, a partire dai cinquant’anni, perdiamo in media l’1-2% di massa muscolare l’anno, il che influisce sul buon funzionamento dei mitocondri. Pertanto, andando avanti con l’età, risulta consigliabile praticare un’attività fisica moderata.

Soresi svela poi ai profani che un valore di insulina molto basso per rallentare la crescita dei tumori può essere indotto assumendo della metformina, cosa confermatagli in seguito anche dal direttore scientifico dell’Istituto dei Tumori e da uno studio con gruppo di controllo compiuto dal suo Istituto, in cui si è trovata un’incidenza di tumore al seno del 30% inferiore nel gruppo a rischio di donne obese o sovrappeso trattato con essa, rispetto al gruppo a rischio trattato invece con un placebo.

Lo stesso Soresi confessa di assumere una compressa di metformina dopo cena, con la quale ha portato i suoi valori di insulina da 21 a 5, con l’obiettivo di ridurre il più possibile i derivati dello zucchero nei tessuti – i già citati AGE – in modo da abbassare il rischio di malattie infiammatorie (fra cui il cancro e quelle cardiovascolari). Rimandiamo senz’altro alla lettura del libro di Soresi per ulteriori dettagli in merito a questa interessante misura terapeutica o preventiva farmacologica.

Con un esercizio fisico moderato (lo stesso ossigeno, infatti, determina i radicali liberi e lo stress ossidativo), con le restrizioni sulla dieta e la sua integrazione con alimenti e sostanze naturali ed antiossidanti – come ad es. il resveratrolo – aiutiamo i mitocondri a preservarsi, mantenendoci in buona salute dal punto di vista metabolico, e quindi in grado di metabolizzare in modo corretto grassi, insulina e zuccheri, evitando così l’obesità, il diabete e le gravi malattie legate all’infiammazione cronica.

Come sottolineano Soresi e Garzia, “il maggiore tipo di insulto a cui è esposto il DNA mitocondriale è il danno di tipo ossidativo, e tale danno è addirittura maggiore rispetto a quello del DNA nucleare della cellula in molti distretti del nostro corpo, per cui va posta attenzione a tutti quei meccanismi che possono innescarlo e sostenerlo”. Insomma, per davvero mitocondrio, mon amour!



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