Peperoncino: fa bene alla salute?

Molte persone si chiedono se il peperoncino faccia bene o meno alla salute. E, in caso affermativo, a cosa faccia bene, in particolare. La scienza ci fornisce oggi una risposta.

Il peperoncino è ricco di capsaicina, la molecola che infiamma la bocca quando lo mangiamo in piatti conditi con esso o con la paprika piccante. Infatti, la paprika è ottenuta dalla polverizzazione dei semi di vari generi di peperone, compreso il Capsicum annum, ovvero il peperoncino stesso. Perciò, se vogliamo assumere una dose maggiore di capsaicina, ci converrà usare il peperoncino.

Secondo le ricerche della emergente scienza della nutrigenomica, la capsaicina è una molecola molto utile, che potremmo addirittura definire smart (ovvero “intelligente”) da assumere con la propria dieta, in quanto – come dimostrato dagli studi sugli animali – silenzia il gene Tor, uno dei principali geni che accelerano l’invecchiamento anche nell’uomo. Si tratta di una molecola “mima-digiuno”, che inibisce l’espressione di tale gene lasciando che a lavorare siano i geni “buoni”.

Infatti, la capsaicina riesce a riprodurre sui geni buoni – quelli della longevità – gli effetti del digiuno, cioè di una “restrizione calorica”, che in generale sugli animali di laboratorio si traduce in una vita più lunga del normale ed in una minore incidenza delle patologie legate all’invecchiamento (cancro, diabete, etc.). In uno studio del 2013, si è visto che nelle cellule tumorali la capsaicina induce l’espressione dell’enzima AMPK, proprio come quando scarseggia il cibo, il quale “zittisce” il gene Tor.

In pratica, il peperoncino e la paprika piccante contengono entrambi una delle 7 diverse molecole “smart” contenute nei 20 cosiddetti “Longevity Smartfood” descritti nel libro La Dieta Smartfood di Eliana Liotta (giornalista e blogger), Pier Giuseppe Pelicci (direttore della ricerca all’IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia, che ha sede a Milano) e Lucilla Titta. Si tratta di alimenti comuni ma al tempo stesso dimostratisi speciali, in quanto, in qualche modo frenano i geni dell’invecchiamento.

Pelicci è diventato noto al grande pubblico nel 1999, quando l’equipe da lui guidata all’IEO è riuscita a prolungare del 30%, l’esistenza dei topi di laboratorio, dimostrando per prima al mondo che i geni gerontogeni esistono anche nei mammiferi. La Titta è invece una nutrizionista che studia le correlazioni fra alimentazione e salute, con particolare attenzione alla divulgazione scientifica intesa come strumento di prevenzione, e coordina all’IEO il Progetto Smartfood, che è al centro del libro.

Oltre a rallentare l’invecchiamento negli esperimenti sugli animali ed in vitro – sebbene non si sappia in quali dosaggi si potrebbe esplicare quest’azione nell’uomo – la capsaicina agisce anche sul nostro cervello riducendo l’appetito, per cui se mezz’ora prima del pranzo o della cena si assume 1 grammo di peperoncino tritato (ad esempio, mescolato a della salsa di pomodoro) si avverte meno appetito, si scelgono pietanze meno grasse e si tendono ad assumere il 10-15% di calorie in meno.

Come se non bastasse, peperoncino e paprika agiscono pure su colesterolo e trigliceridi. Infatti – come spiega la Liotta nel suo libro – uno studio del 2006, apparso sul British Journal of Nutrition, ha mostrato che  una dieta comprendente 1 grammo di peperoncino al giorno previene le placche aterosclerotiche, dovute al colesterolo LDL (e precisamente all’ossidazione delle lipoproteine LDL).

Inoltre, una ricerca pubblicata nel 2015 sul Journal of Translational Medicine ha trovato che il consumo di spezie come la paprika riduce di circa il 30% i trigliceridi nel sangue dopo un pasto grasso, in quanto le molecole di queste spezie bloccano due enzimi prodotti dal pancreas responsabili della digestione dei grassi, per cui il risultato finale è che nel sangue finiscono meno grassi.

Vi sono inoltre alcune evidenze che la capsaicina promuova la perdita di peso sia riducendo l’appetito (ma ciò solo nelle persone che non consumano regolarmente peperoncino) sia aumentando la combustione dei grassi. Infatti, alcuni studi hanno dimostrato che l’assunzione di 10 grammi di peperoncino rosso può aumentare in maniera significativa questo processo in uomini e donne.

Per quanto riguarda invece gli effetti del peperoncino sulla pressione sanguigna, esso tende ad abbassarla, in quanto la capsaicina porta i vasi sanguigni a rilassarsi, come mostrano le ricerche di laboratorio svolte sui ratti caratterizzati da ipertensione. In pratica, il consumo dietetico a lungo termine della capsaicina può ridurre la pressione sanguigna nei ratti geneticamente ipertesi, mentre gli effetti acuti od a breve termine dell’assunzione di capsaicina non sono altrettanto evidenti.

Si noti che la capsaicina si lega con i recettori del dolore, terminazioni nervose che “sentono” il dolore. Ciò provoca una sensazione di bruciore, ma in realtà non crea danni gravi. Un consumo elevato di peperoncini (o capsaicina) può causare la desensibilizzazione al sapore bruciante di peperoncino e ad altre forme di dolore, come il bruciore di stomaco causato da reflusso acido. L’effetto desensibilizzante, però, non  è permanente, e si inverte 1-3 giorni dopo l’arresto del consumo di capsaicina.

Vi sono tuttavia evidenze controverse sull’effetto del peperoncino sul cancro. Gli esperimenti in vitro e sugli animali indicano che la capsaicina può sia aumentare sia diminuire il rischio di cancro. Gli studi osservazionali sull’uomo, invece, hanno associato il consumo di peperoncino con un rischio più elevato di cancro, in particolare alla cistifellea ed allo stomaco. Inoltre, si è scoperto che mangiare il peperoncino rosso è un fattore di rischio per il cancro alla bocca ed alla gola in India.

Naturalmente, occorre tenere presente che gli studi osservazionali, di per sé, non possono provare che il peperoncino provoca il cancro, ma solo che le persone che mangiano peperoncino mostrano una maggiore probabilità di ammalarsi di cancro. Perciò, sono necessari ulteriori studi per capire se un consumo pesante di peperoncino o di capsaicina sia sicuro sul lungo termine.



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