Ad oggi (aprile 2017), in Italia l’obbligo vaccinale riguarda soltanto 4 (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B) delle numerose vaccinazioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), anche se nel vaccino esavalente – il più usato in Italia e spesso l’unico disponibile per adempiere all’obbligo vaccinale – vi sono anche gli antigeni per altre due malattie infettive: la pertosse e l’Haemophilous Influenzae tipo B.
Ma si tratta di una classificazione obsoleta, legata solamente alla mancanza di un aggiornamento della parte legislativa in tale materia. Infatti, anche i vaccini raccomandati dal SSN (ad es. contro il morbillo, il rotavirus, etc.) – oltre ai due non obbligatori aggiunti al vaccino esavalente, il quale andrebbe somministrato (con un ciclo di tre dosi) a tutti i bambini nel primo anno di vita – sono efficaci e sicuri e fanno parte integrante della strategia nazionale messa in atto per contrastare le malattie infettive prevenibili con la vaccinazione.
Con il passare del tempo, in effetti, sono stati sviluppati molti nuovi vaccini, ma la lista delle vaccinazioni obbligatorie è rimasta inalterata, causando, di fatto, la suddivisione in due gruppi: vaccinazioni obbligatorie e raccomandate. Ma nel nostro Paese anche queste ultime sono offerte gratuitamente e attivamente dal Servizio sanitario nazionale: non sono, insomma “di serie B”.
Al contrario, con l’approvazione del nuovo “Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019”, avvenuta mediante Intesa in Conferenza Stato-Regioni il 19 gennaio 2017, i cittadini Italiani possono oggi beneficiare di un’offerta di salute, attiva e gratuita, tra le più avanzate in Europa, e mirata a specifiche fasce di età ed ai soggetti che, per diverse condizioni, siano a maggior rischio.
La vaccinazione obbligatoria si chiama così perché si tratta di una misura “obbligatoria” verso i genitori dei nati, quindi coercitiva. Vi è invece una scarsa attenzione e una diffidenza – anche di alcuni gli operatori sanitari – verso le vaccinazioni raccomandate, alimentata dalla crescente disinformazione anti-vaccinale, che alimenta le preoccupazioni dei genitori ed i pregiudizi.
Ciò provoca un aumento della paura per le vaccinazioni e induce un numero crescente di genitori a rifiutare o ritardare la vaccinazione per i loro figli, a evitare alcune vaccinazioni – o ad esitare – prima di decidersi. Ciò crea un danno sia a chi non viene vaccinato sia, indirettamente, all’intera comunità, poiché viene meno la protezione del cosiddetto “effetto gregge”.
Infatti, quando una parte rilevante di una comunità viene immunizzata con la vaccinazione contro una determinata malattia contagiosa, quasi tutta la comunità – comprese le persone non vaccinabili, quelle non ancora vaccinate e quelle con difese immunitarie compromesse – è protetta contro quella malattia perché c’è poca occasione per la diffusione di un focolaio epidemico.
Anche coloro che non sono idonei per certi vaccini – come i neonati, le donne in gravidanza o gli individui immunocompromessi – ottengono una certa protezione, perché la diffusione della malattia contagiosa è contenuta. Tale effetto è conosciuto fra gli addetti ai lavori anche come “immunità comunitaria” e permette il controllo di molte malattie contagiose, tra cui l’influenza, il morbillo, la parotite, il rotavirus, etc.
Ultimo aggiornamento: aprile 2017